La Juventus ha ingranato la quinta marcia e forse (si spera), dopo la ricaduta favorita dall'armata palermitana, nessuno cambierà la situazione e riuscirà a capovolgere nuovamente la frittata. "Forza e coraggio, la sete, il miraggio", direbbe il grande Jovanotti in uno dei suoi album più recenti. Una frase che descrive esaurientemente il lungimirante carattere esploso negli ultimi trionfi bianconeri:
la forza e il coraggio per reagire con maturità ad una serie infinita di risultati negativi, prima affrontati spassionatamente, poi con la giusta considerazione. Un aspetto esportato da un "nonno ZAC" tanto determinato ad ottenere successi importanti, quanto voglioso di un prolungamento contrattuale: personaggio che, giorno dopo giorno, mi ha permesso di "utilizzare" la grande virtù della rivalutazione e del "pentirsi dei pregiudizi".La sete è direttamente proporzionale alla siccità. Siccità per assenza di vittorie, per la concreta mancanza di successi prestigiosi. Un'insufficienza procurata da complotti ormai saputi e risaputi, che ha aumentato il desiderio di vendetta unito ad un orgoglio frantumato dalla delusione per una stagione che tutti avrebbero attribuito al nostro palmares.
Per miraggio si intende un sogno realizabilissimo e non una di quelle illusioni fantasiose. In lontananza si intravede una coppa molto diversa dalla Champions League, sia in campo estetico che a livello di importanza, ma comunque irrinunciabile. L'Europa League, vecchia Coppa Uefa, non farebbe male e porrebbe fine alla fastidiosa maledizione "Zeru Tituli" del troppo loquace Mourinho.
Ora vagheggiare nei trionfi è un piacevole dovere: perchè non sognare quando anche Zebina insacca?
di GIANLUCA SCATENA
