Prossimamente su questi schermi un film in 3D ( Disonestà, Disinformazione, Diffamazione ) che non vedrete mai.
La vicenda è ambientata in Toscana, tra il 2005 ed il 2006, al tempo della dominazione juventina. I protagonisti sono Renzo Moggi e Lucia Juve, due giovani maturi che vivono in un paesino non ben identificato, Italia forse, al di qua delle Alpi ed inserito nel mar Mediterraneo. Ogni cosa è pronta per il matrimonio con lo scudetto, quando un signorotto del luogo, il potente don Modrigo, scommette con il cugino Tronchetto che riuscirà ad impossessarsi dello scudetto.
Per questo motivo il curato del paese incaricato di celebrare il matrimonio, don Carrarondio, durante la sua solita passeggiata serale, viene minacciato da due Bravi investigatori di don Modrigo, affinché non consegni il tricolore. “ Questo scudetto non s’ha da assegnare, né ora ne’ mai “ tuonano i due loschi figuri. In preda al panico, don Carrarondio cede subito. Renzo Moggi però, parlando con Perpetua Fazi, capisce che c’è qualcosa che non quadra e si consulta con Juve e con la madre di lei Agnese Elcana ( il padre era morto ). Questa decide di consultare un avvocato, detto Azzecca-garbugli, che però si rivela essere in malafede. Renzo cerca allora di difendersi in qualche modo e si avvia verso il palazzotto della Federazione Italiana Giovani Criminali da dove, però, viene cacciato in malo modo.
Intanto don Modrigo decide il disfacimento della signora Juve e manda alcuni suoi Bravi a distruggerne la sede, ma la trovano deserta, salvo un paio di oggetti di valore, di cui se ne impossessa. Intanto la signora se ne era già andata in B. Si respira un clima di sentimenti compassionevoli e la malinconia della mancanza della champions si fa sentire molto forte nell’animo dei tifosi e dei protagonisti. La retrocessione è certamente uno dei passaggi più celebrati nel romanzo dei campionati e suscita profonde emozioni dal punto di vista sportivo.
Don Modrigo chiede aiuto all’Innominabile, potentissimo e spregiudicato saggio, per avere l’amato scudetto. Costui lo fa strappare dalle maglie di Juve e lo consegna al potente signorotto che, intanto, aveva messo insieme una banda di mercenari, i lanzichenecchi, provenienti da tutte le parti del mondo allora conosciuto. Costoro combattevano per vil denaro nella guerra di successione, al comando di don Mouricchio de Setubal, mettendo a ferro e a fuoco il campionato e diffondendo la peste arbitraria ( una sorta di influenza che tempo prima fu chiamata calciopoli , molto pericolosa ), con l’aiuto di un consulente, tal Montagnetta da Viareggio. Anche Renzo Moggi ne viene contagiato ma dopo alcuni anni riesce a guarire, e torna a Torino a cercare la Juve, preoccupato per gli accenni fatti da lei ad un suo voto di castità, ma non la trova. Viene allora indirizzato dai suoi avvocati a Napoli. Qui trova anche padre Bergamo, che scioglie il voto di castità della Juve ed invita Renzo Moggi a perdonare Don Modrigo, ormai in grande crisi spirituale e fisica, con profonde rughe e denti ingialliti e cadenti.
Calciopoli, una delle peggiori piaghe dell’umanità sportiva, viene descritta in maniera subdola e nei minimi particolari nelle sue prime manifestazioni, nelle reazioni suscitate, negli interventi negativi degli uomini chiamati ad occuparsene. Agli errori delle autorità, alla voluta disinformazione, si somma l’ignoranza sportiva della popolazione. Ne deriva uno sconvolgimento drammatico del calcio intero.
Vediamo ora il passaggio più significativo posto alla fine del film.
La confessione di Don Modrigo
E’ il vespro. La vecchia chiesa è immersa nella penombra, rotta dal baluginare di alcune candele di devozione. Il vecchio curato sta chino, inginocchiato, davanti al crocefisso, leggendo il breviario al debole chiarore di una candela. Cosa passerà nella mente dell’anziano sacerdote? Qualche ora prima aveva ricevuto un sms di don Modrigo che lo invitava a recarsi nella chiesetta in attesa del suo arrivo per una confessione…Don Modrigo, figura malvagia la cui malvagità, più che ripugnanza, forse incute rispetto, è il potente a cui una parte del volgo si rivolge per attuare il piano della rivincita sull’ amata signora Juve. In preda ad una profonda crisi spirituale, Don Modrigo scorge nell’ incontro con il giudice di Napoli, una luce che lo porta alla conversione; solo in un animo simile, incapace di vie di mezzo, una crisi interiore può portare ad una trasformazione totale. Durante il famoso giorno in cui il giudice legge le intercettazioni, la disperazione di don Modrigo giunge al culmine, tanto da farlo pensare al suicidio, ma ecco che la parola di donna Elcana e di padre Cristoforo Bianco lo salvano e gli mostrano la via della soluzione. Egli rappresenta l’espressione umana ed il simbolo negativo dello sport inteso come affare. Il suo carattere, per niente fermo e deciso, riflette passivamente le magagne e le ingiustizie che ha contribuito a creare. Sebbene lui sia il responsabile di tutta la vicenda, noi non lo vediamo mai davanti al giudice, dove vanno i suoi Bravi e le sue azioni. Cattivo genio di tutta l’azione, sicuro che la sua posizione sociale e gli appoggi di persone influenti gli garantiscono l’impunità, conosce solo una legge, quella del denaro. Dopo le rivelazioni di Renzo Moggi, forse rinuncerebbe volentieri a qualche scudetto, ma persevera facendosi scudo dei suoi giornali prezzolati. Purtroppo per lui però le conclusioni di Napoli lo metteranno con le spalle al muro e lo costringeranno ad andarsene, a nascondersi, fino a quando la vicenda sarà dimenticata negli anni.
E’ il vespro. Nella penombra della chiesa una figura nera, avvolta in un ampio mantello nero, si avvicina al pretino immerso nei suoi pensieri. “ Don Carrarondio…sono io.” Sussurra con una voce cavernosa la figura nera avvolta nel mantello nero. “ oh Signur ..!!! “ esclama sorpreso il pretino. “ Che vuoi , don Carrarondio ? “ tuona dall’alto una voce. “ No, non tu…scusa…” Il vecchio prete si gira e guarda la figura che gli sta innanzi. Sa che deve confessarlo, ma come può un povero curato di campagna ricevere una confessione di cotanto impegno? Lui sa già di che si tratta, tutti lo sanno in paese, ma nessuno osa parlarne. Ora il potente e lì, davanti a lui, in umiltà. Don Modrigo si inginocchia, china il capo, aspetta una parola dal sacerdote.
“ Come ti chiami ? “ chiede con voce flebile don Carrarondio …
“ Padre, non lo so…dovrei chiedere a Oriali, è lui che si occupa dei documenti…”
“ Va bene, non importa. E’ da tanto tempo che non ti confessi? “ La paura che quell’ uomo incute rendono la voce del curato flebile e tremolante. “ Padre…non lo so…dovrei chiedere a Paolillo, è lui che si occupa della contabilità. E poi, che importanza ha? “ alzando lievemente il tono della voce. Don Carrarondio si fa ancora più piccolo. Gli occhi rivolti in alto cerca un aiuto che non arriva. “ No,no, niente…è solo per la statistica delle confessioni, non fa nulla…Vorrà dire che non la farò vedere a monsignor Auricchio ” .Intanto uno squillo di telefono rompe l’atmosfera sacra del luogo. “ Pronto, ah, sei tu Agnese Elcana, che mi dici? Mi sa che qui qualcuno ci sta fregando…” “ Don Modrigo, non darti cura eccessiva di cotanto frastuono. I’ vorrei che tu, Lapo ed io, fossimo presi per incantamento e messi in un vasel che, a bagnarci nelle chiare dolci e fresche acque caraibiche ove le belle membra pose colei che solo a noi par donna, ci porti… “
Don Modrigo, che tanto gentile e tanto onesto non pare, sembra un poco alterato “ Ma che vai farneticando? Qui mi sa che mi prendono per incatenamento, non incantamento, e messo in una stanzetta da dove non potrei ir fuora …*°#&$£#*#*…”
Il povero curato è ora terrorizzato. Perché proprio a lui tale ingrata incombenza? Ma dall’alto non viene alcun aiuto. “ Figliolo …” azzarda “ siamo nella casa di Dio…vogliamo cominciare la confessione ? “ “Scusate padre….quella Agnese…, prima facciamo accordi e poi lei pensa alle spiagge dorate …senta padre, non ha importanza quando mi sono confessato l’ultima volta, va bene? Fino al 2006 erano una ventina di anni… Tra l’altro, le ricordo, che le confessioni mie e di Zacinto non sono rilevanti, NE’ ORA NE’ MAI, capito ?…” “ Figliolo, solo Lui ..” lo apostrofa coraggiosamente il buon Don Carrarondio, alzando lo sguardo al cielo “ solo Lui può dire se sono rilevanti o no…” Ora Don Modrigo si sente alle corde “ no, no…me lo ha detto monsignor Auricchio di persona..” Don Carrarondio si fa svelto il segno della croce mormorando…” vade retro Auricchio …“.
Vista la riluttanza del potente a confessare almeno qualcuna delle sue malefatte, Don Carrarondio si spinge ad osare l’inosabile “Dimmi figliolo, quante volte sei stato a Bergamo ? hai mai giocato con le griglie dei barbecue ?…lo sai che i 38 comandamenti lo vietano. Hai mai fatto atti impuri in Collina con tuo cugino, non mi viene il nome, quello senza capelli , Gallinacci ….no… Polliani …mah ? Hai mai bevuto di nascosto vino francese Blanc & Sec , quello della messa ? Incalzato da così tante e precise domande, Don Modrigo si guardava attorno, cercando aiuto nel buio della navata. Adesso non è più il potente signorotto, ma un uomo gretto che vive in un limbo dominato dalla paura ; vede ostacoli ed insidie anche laddove non ci sono e l’angoscia e la preoccupazione di uscirne indenne lo rende schiavo del nervosismo e dell’ansia. Lo sguardo tremebondo e vacuo, la bocca rivoltante tesa al fero pasto dell’Innominabile Rossi, dopo la lunga fame di oltre un ventennio da saziare, il terrore di un esito che non può e non potrà più controllare oltre, lo stanno rendendo un uomo reietto. Il clan che aveva gioito ignobilmente come in un volgare sabba di dannati al destro di Mai con in un venerdì di tregenda, ora trema per il terrore della giustizia divina ( dovremmo crederci? … ). E’ vero, non è e non fu un Tronchetto di santo, né tanto meno aveva mai dato Provera di buona volontà per diventarlo, ma ora, ridotto in questo stato pietoso, lui, Don Modrigo, con la sua faccia stanca e molliccia, con le zanne ormai cadenti ed ingiallite dal tempo, lui che aveva incarnato il potere del libero arbitrio e delle segnalazioni sventolanti, ora chiede pietà al più misero dei miseri curati di campagna, prima della fine che sente ormai vicina. Sic transit gloria mundi …
di BEPPE PASTORMERLO