di "GABBIANONE"
Al popolo bianconero da quattro anni attestato sulla sponda del famoso fiume gli ennesimi segnali farlocchi e depistanti ereditati dall’ultima udienza non fanno più né caldo né freddo. Abituati come siamo ad attendere le risultanze del controesame di ogni teste, dal novero delle possibilità, a partire dalle esternazioni del “palazzo” e senza la benché minima approssimazione, abbiamo la fortuna di escludere a priori la presa di posizione spacciata come equilibrata o come credibile dai massificatori di falsità.
Per la sponda federmorattiana l'analisi dei fatti resta immutabilmente affidata alle tecniche forcaiole del 2006 e la diffusione delle informazioni viene eseguita seguendo i protocolli stabiliti e previsti dalla distribuzione dei compiti assegnati all’alba del 2006. La loro filosofia sembra più conservativa della natura stessa che tutto crea e nulla distrugge. Secondo loro nulla può concettualmente incidere per determinare eventuali cambiamenti di rotta. Agli occhi e ai neuroni dei soliti “scarpini” perdazzurri quando facchetti parlava di 5-4-4 l'allusione a un modulo tattico e non a una statistica è risolutamente più che lapalissiana e fuori discussione, ejettata dal balcone proprio come si fa con le cose più sgradite. I dubbi che l’intelligenza in certi contesti televisivi sembra un optional esclusa aprioristicamente dalla trasmissione si materializzano come funghi prataioli coltivati a ritmo serrato e cedono il passo alla voglia di zapping. Però quando i limiti della decenza vengono sorpassati come una ferrari passa un pedone fermo la voglia di indifferenza, di fronte alle favole raccontate nel 2006 che non ammettono fiabe di segno contrario, cede alla tentazione di rimanere ad ascoltarli. In qualsiasi salotto televisivo, allorquando costretti al confronto dall’evidenza dei fatti, la negazione del contenuto delle intercettazioni di parte “interistica”, nella migliore delle ipotesi si trasforma in una ridicola dissertazione sui toni usati. Di fatto, a prescindere dalla metodica persuasiva o impositiva utilizzata, si “soloneggia” senza accorgersi dell’ammissione implicita del fine perseguito. Negano giornalisti, negano opinionisti, negano carabinieri e negano anche i pubblici ministeri nelle aule di tribunale. L’Italia calcistica della convenienza e della protezione del sistema invece di aprire nuovi filoni di indagini penali quasi miracolosamente, diventa improvvisamenta la terra del “nichel” e la terra delle ponderazione federale. Dove riflessione e scontro giuridico porta gli "attori non convenuti" a difendere i propri errori e, soprattutto, la propria faccia e la propria irreprensibilità. Dopo il ten. col. Auricchio "non lo so", il richiamato alla armi, m.llo Di Laroni abiura l’utilità del software Analyst e affidandosi alla propria professionalità i suoi calcoli manuensi dichiara di fatto che ha sbagliato supposizioni, localizzazioni e attribuzioni. Il pm Narducci, vista la mala parata, la butta in caciara e per diluire la sua insostenibilità, dopo aver bruciato le ultime sim di cui disponeva, non esita a gettare nel calderone le intercettazioni pleonastiche e anacronistiche di Maddalena. Segno evidente che qualcuno gli avrà suggerito che si vince con la “massificazione” delle intercettazioni acquisite agli atti e non con la qualità dei contenuti delle stesse? In udienza intanto, anzichè andare avanti, anzichè seguire le esortazioni del giudice Casoria, si torna al 2000 e agli anni belli in cui la Lazio spalmava e spendeva. Mentre ci si rituffa nella piscina di Perugia, per qualche cazzettaro, il segnale più evidente da riportare alla massificazione viene dalla fraudolenza impressa più nelle verosimiglianze di Ancelotti e nella presunta confidenzialità esclusiva di De Santis che non nel telefono perugino di Collina. Con chi Ca….o parlasse il futuro designatore che da lì a breve avrebbe voluto partecipare alla segretissima sagra del Carbonaro presso il ristorante del re dello spaghetto Meani, a dieci anni di distanza con è dato di saperlo. Eh sì...l’Italia bianconera prigioniera del teorema farlocco cristallizzato dal potere, sapientemente modulata dalla proprietà è molto simile in questo alla stessa Italia abusivamente picchiata da un suo stesso tutor ma provvidenzialmente inchiodata ad una realtà tanto scabrosa quanto raccapricciante da un semplice telefonino: esattamente quello che internet ha fatto nei confronti di Farsopoli smascherando la massificazione della notizia falsificata dei media tradizionali. Solo in Italia si subisce un modus vivendi che offre la possibilità di scagliare la prima pietra a chiunque a prescindere da qualsivoglia considerazione di merito e a prescindere dalle conseguenze. Operando un temerario parallelo con la vicenda Gugliotta (ancora trattenuto in carcere con l’accusa di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale), il ragazzo romano appare come la Juve tanto che è possibile trarre anche alcune analogie di fondo con il funzionamento della giustizia e con i messaggi deleteri e odiosi che passano all'opinione pubblica. L'insulsa incoscienza di certi atteggiamenti e di taluni disegni di potere sembra tuttora non tenere in debito conto l'esistenza di uno strumento, il web, che analizza la notizia in rapporto a quello che la notizia stessa contiene e che poi pone sul piatto di un confronto cristallino e spietamente verificabile. Fatto sta che anche rispetto al potere detenuto nella comunicazione, i messaggi istituzionali, grazie al web, rischiano quotidianamente di essere se non stravolti quanto meno tradotti in termini più edibili e accettabili sul piano dell'onestà intellettuale. L'implicito e aberrante messaggio del passato, "unilateralizzato" a danno del cittadino, oggi è diventato un messaggio più inquietante, crudo, inaccettabile ma realistico: "se vieni picchiato dai rappresentanti istituzionali e se questo accade senza apparenti motivi, devi fare silenzio, andare in galera e sottostare alle nostre condizioni". Esattamente come il giovane romano proditoriamente aggredito recentemente da una masnada di malviventi in divisa (a questo punto indossata senza il mio personale apprezzamento), la Juve nel 2006 attaccata proditoriamente da ogni angolazione possibile, dovette patteggiare per evitare la C2 e sottostare in silenzio al ricatto patrimoniale. Non opponendo nessuna resistenza offrì in modo sin troppo eloquente la sensazione che tale atteggiamento fosse funzionale alla pena da commisurare. In questa Italia dove a chiunque, purché in divisa, è permesso di picchiare scientemente qualsivoglia malcapitato capiti a tiro, il concetto di confronto con la realtà e con i diritti, viene mistificato tanto dai media quanto dalle istituzioni fino a farlo metabolizzare strumentalmente concetto di “resistenza a pubblico ufficiale”. L’arrogante genitore dello scooterista Gugliotta, con le sue dichiarazioni non vuole ammettere che i poliziotti stessero solo cercando di fargli capire quanto è pericoloso andare in giro senza casco, e il fatto che la testa, dopo aver ripetutamente colpito il pugno del poliziotto, non si è staccata dal collo così come previsto dalle tecniche di mantenimento dell’ordine e dall’ordinamento giuridico, rappresenta solo una casualità fortuita e fortunata che deforma i fatti ma non lo sottrae alle sue responsabilità. L’arroganza non ha mai fine in questa Italia e ai tifosi della Juve, come il genitore del resistente oltraggiatore Gugliotta, tuttora ostaggi della retorica partorita dalla discarica Farsopoli, gli si permette ancora di resistere e contestare impunemente la dirigenza, di inviare mail di disapprovazione alla FIGC e magari chiedere anche l’aiuto del Parlamento per ottenere valutazioni di merito o per discutere l’operato per niente cristallino di chi ha dapprima promosso la farsa e poi evitato un procedimento “equo” di giustizia sportiva. Istituzioni e incaricati protagonisti senza macchia di una battaglia etica, ai quali, vista dal palazzo del potere, viene “correttamente” concesso non solo di circolare ancora a piede libero, ma addirittura di condurre l’inchiesta Calciopoli2. Delle due l’una: in questa Italia che consente a poliziotti, a giudici e a ministri come Maroni di picchiare e oltraggiare il comune cittadino senza nessun pudore, qualcuno si sta ponendo troppe domande che non hanno senso oppure spera ancora nell’esistenza di un progetto sociale condivisibile ed equilibrato? Senza una legge più chiara e dirimente del problema "Magistratura" cosa ci attende dietro la crisi economica e la crisi dei valori?
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Al popolo bianconero da quattro anni attestato sulla sponda del famoso fiume gli ennesimi segnali farlocchi e depistanti ereditati dall’ultima udienza non fanno più né caldo né freddo. Abituati come siamo ad attendere le risultanze del controesame di ogni teste, dal novero delle possibilità, a partire dalle esternazioni del “palazzo” e senza la benché minima approssimazione, abbiamo la fortuna di escludere a priori la presa di posizione spacciata come equilibrata o come credibile dai massificatori di falsità.
Per la sponda federmorattiana l'analisi dei fatti resta immutabilmente affidata alle tecniche forcaiole del 2006 e la diffusione delle informazioni viene eseguita seguendo i protocolli stabiliti e previsti dalla distribuzione dei compiti assegnati all’alba del 2006. La loro filosofia sembra più conservativa della natura stessa che tutto crea e nulla distrugge. Secondo loro nulla può concettualmente incidere per determinare eventuali cambiamenti di rotta. Agli occhi e ai neuroni dei soliti “scarpini” perdazzurri quando facchetti parlava di 5-4-4 l'allusione a un modulo tattico e non a una statistica è risolutamente più che lapalissiana e fuori discussione, ejettata dal balcone proprio come si fa con le cose più sgradite. I dubbi che l’intelligenza in certi contesti televisivi sembra un optional esclusa aprioristicamente dalla trasmissione si materializzano come funghi prataioli coltivati a ritmo serrato e cedono il passo alla voglia di zapping. Però quando i limiti della decenza vengono sorpassati come una ferrari passa un pedone fermo la voglia di indifferenza, di fronte alle favole raccontate nel 2006 che non ammettono fiabe di segno contrario, cede alla tentazione di rimanere ad ascoltarli. In qualsiasi salotto televisivo, allorquando costretti al confronto dall’evidenza dei fatti, la negazione del contenuto delle intercettazioni di parte “interistica”, nella migliore delle ipotesi si trasforma in una ridicola dissertazione sui toni usati. Di fatto, a prescindere dalla metodica persuasiva o impositiva utilizzata, si “soloneggia” senza accorgersi dell’ammissione implicita del fine perseguito. Negano giornalisti, negano opinionisti, negano carabinieri e negano anche i pubblici ministeri nelle aule di tribunale. L’Italia calcistica della convenienza e della protezione del sistema invece di aprire nuovi filoni di indagini penali quasi miracolosamente, diventa improvvisamenta la terra del “nichel” e la terra delle ponderazione federale. Dove riflessione e scontro giuridico porta gli "attori non convenuti" a difendere i propri errori e, soprattutto, la propria faccia e la propria irreprensibilità. Dopo il ten. col. Auricchio "non lo so", il richiamato alla armi, m.llo Di Laroni abiura l’utilità del software Analyst e affidandosi alla propria professionalità i suoi calcoli manuensi dichiara di fatto che ha sbagliato supposizioni, localizzazioni e attribuzioni. Il pm Narducci, vista la mala parata, la butta in caciara e per diluire la sua insostenibilità, dopo aver bruciato le ultime sim di cui disponeva, non esita a gettare nel calderone le intercettazioni pleonastiche e anacronistiche di Maddalena. Segno evidente che qualcuno gli avrà suggerito che si vince con la “massificazione” delle intercettazioni acquisite agli atti e non con la qualità dei contenuti delle stesse? In udienza intanto, anzichè andare avanti, anzichè seguire le esortazioni del giudice Casoria, si torna al 2000 e agli anni belli in cui la Lazio spalmava e spendeva. Mentre ci si rituffa nella piscina di Perugia, per qualche cazzettaro, il segnale più evidente da riportare alla massificazione viene dalla fraudolenza impressa più nelle verosimiglianze di Ancelotti e nella presunta confidenzialità esclusiva di De Santis che non nel telefono perugino di Collina. Con chi Ca….o parlasse il futuro designatore che da lì a breve avrebbe voluto partecipare alla segretissima sagra del Carbonaro presso il ristorante del re dello spaghetto Meani, a dieci anni di distanza con è dato di saperlo. Eh sì...l’Italia bianconera prigioniera del teorema farlocco cristallizzato dal potere, sapientemente modulata dalla proprietà è molto simile in questo alla stessa Italia abusivamente picchiata da un suo stesso tutor ma provvidenzialmente inchiodata ad una realtà tanto scabrosa quanto raccapricciante da un semplice telefonino: esattamente quello che internet ha fatto nei confronti di Farsopoli smascherando la massificazione della notizia falsificata dei media tradizionali. Solo in Italia si subisce un modus vivendi che offre la possibilità di scagliare la prima pietra a chiunque a prescindere da qualsivoglia considerazione di merito e a prescindere dalle conseguenze. Operando un temerario parallelo con la vicenda Gugliotta (ancora trattenuto in carcere con l’accusa di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale), il ragazzo romano appare come la Juve tanto che è possibile trarre anche alcune analogie di fondo con il funzionamento della giustizia e con i messaggi deleteri e odiosi che passano all'opinione pubblica. L'insulsa incoscienza di certi atteggiamenti e di taluni disegni di potere sembra tuttora non tenere in debito conto l'esistenza di uno strumento, il web, che analizza la notizia in rapporto a quello che la notizia stessa contiene e che poi pone sul piatto di un confronto cristallino e spietamente verificabile. Fatto sta che anche rispetto al potere detenuto nella comunicazione, i messaggi istituzionali, grazie al web, rischiano quotidianamente di essere se non stravolti quanto meno tradotti in termini più edibili e accettabili sul piano dell'onestà intellettuale. L'implicito e aberrante messaggio del passato, "unilateralizzato" a danno del cittadino, oggi è diventato un messaggio più inquietante, crudo, inaccettabile ma realistico: "se vieni picchiato dai rappresentanti istituzionali e se questo accade senza apparenti motivi, devi fare silenzio, andare in galera e sottostare alle nostre condizioni". Esattamente come il giovane romano proditoriamente aggredito recentemente da una masnada di malviventi in divisa (a questo punto indossata senza il mio personale apprezzamento), la Juve nel 2006 attaccata proditoriamente da ogni angolazione possibile, dovette patteggiare per evitare la C2 e sottostare in silenzio al ricatto patrimoniale. Non opponendo nessuna resistenza offrì in modo sin troppo eloquente la sensazione che tale atteggiamento fosse funzionale alla pena da commisurare. In questa Italia dove a chiunque, purché in divisa, è permesso di picchiare scientemente qualsivoglia malcapitato capiti a tiro, il concetto di confronto con la realtà e con i diritti, viene mistificato tanto dai media quanto dalle istituzioni fino a farlo metabolizzare strumentalmente concetto di “resistenza a pubblico ufficiale”. L’arrogante genitore dello scooterista Gugliotta, con le sue dichiarazioni non vuole ammettere che i poliziotti stessero solo cercando di fargli capire quanto è pericoloso andare in giro senza casco, e il fatto che la testa, dopo aver ripetutamente colpito il pugno del poliziotto, non si è staccata dal collo così come previsto dalle tecniche di mantenimento dell’ordine e dall’ordinamento giuridico, rappresenta solo una casualità fortuita e fortunata che deforma i fatti ma non lo sottrae alle sue responsabilità. L’arroganza non ha mai fine in questa Italia e ai tifosi della Juve, come il genitore del resistente oltraggiatore Gugliotta, tuttora ostaggi della retorica partorita dalla discarica Farsopoli, gli si permette ancora di resistere e contestare impunemente la dirigenza, di inviare mail di disapprovazione alla FIGC e magari chiedere anche l’aiuto del Parlamento per ottenere valutazioni di merito o per discutere l’operato per niente cristallino di chi ha dapprima promosso la farsa e poi evitato un procedimento “equo” di giustizia sportiva. Istituzioni e incaricati protagonisti senza macchia di una battaglia etica, ai quali, vista dal palazzo del potere, viene “correttamente” concesso non solo di circolare ancora a piede libero, ma addirittura di condurre l’inchiesta Calciopoli2. Delle due l’una: in questa Italia che consente a poliziotti, a giudici e a ministri come Maroni di picchiare e oltraggiare il comune cittadino senza nessun pudore, qualcuno si sta ponendo troppe domande che non hanno senso oppure spera ancora nell’esistenza di un progetto sociale condivisibile ed equilibrato? Senza una legge più chiara e dirimente del problema "Magistratura" cosa ci attende dietro la crisi economica e la crisi dei valori?
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