di "GABBIANONE"
Non più tardi di un mese fa, un gruppo su facebook tramite mail, quasi quotidianamente lo invitava tanto accoratamente quanto inutilmente a recarsi dal petroliere onesto (in Italia sappiamo tutti che ce n’è solo uno) per chiedergli se anche questi “telefonava o no”. Ma a giudicare dal suo solerte attivismo e dalla sua tempestività sin troppo sospetta, il noto attapiratore speciale valerio staffelli su Farsopoli dimostra invece fingere di non averci capito ancora nulla, perché, oltre a rinunciare ad una bella “tafazzata” al cospetto di moratti o di galliani, non ha esitato a dar credito all’ennesima e vergognosa profezia della rosea.
Non appena un implume quanto sfacciato palombo gli ha vergognosamente “tubato” come vera una “dritta” relativa alla proposta di radiazione dalla FIGC di Moggi, il nostro baldo satrapo della satira, della trasparenza e della rettitudine è corso come un razzo a consegnare il suo trofeo spiritoso a Luciano Moggi non risparmiandosi, a mio avviso, una figuraccia senza precedenti nella storia della trasmissione di Ricci. Non appena gli hanno profetizzato i fetidi sentori provenienti dai borborigmi preventivi germinati in via Allegri (dove un altrettanto valente ed eroico condottiero dei nostri tempi sempre più tremebondo, sempre più “brancaleonicamente diarroico” annaspa disperatamente alla ricerca di una via plausibile da seguire per cercare l’uscita dal fango autoprodotto), senza aspettare l’ufficializzazione della radiazione di Moggi e Giraudo, senza degnare di una minima attendibilità il parere del collegio difensivo di Moggi e senza confrontare le proprie conoscenze con quanto va maturando nel processo di Napoli, ergendosi a giudice supremo prima dei giudici, si è armato di videocamere, di operatori, della sua faccia da scemo ed è corso dal nostro sempre più rimpianto Direttore Generale per assaporare il gusto sadico e disonesto del proprio ipocrita “tronfialismo” mediatico. Detto senza tante perifrasi questa oltre ad essere un abitudine odiosa e disdicevole come il pagamento del canone televisivo o della pubblicità mandata in onda prima di un gol, è un atteggiamento che moralmente rappresenta da sempre una vergogna tutta italiana. Una esclusività che solo il nostro paese riesce a vantare e mantenere in piedi alla luce delle prescrizioni di legge grazie all’abbondanza di microfoni e penne orientate e grazie all’inveterata inattività delle varie Commissioni di Garanzia, sempre leste a dormire sugli abusi perpetrati da questi individui e sempre in ritardo ad intervenire con le proprie multarelle. Nonostante ostentasse la sua aria da sufficienza e la sua solita sicumera prevaricatrice figlia del clima forcaiolo, edificato anche da chi lo paga, Moggi, scusatemi se non mi sovvengono altri francesismi, lo ha smerdato alla grande: «Non è proprio così. Avete appreso dai giornali una notizia che non è quella. È stato dato un parere su una richiesta del Presidente Federale. La radiazione non c'è mai stata. Mi devono comunicare la decisione, se una decisione deve essere presa, ma ho l'impressione che abbiano poco coraggio per comunicarla». Aggiungendo: «Hanno fatto quello che hanno voluto. Ho fatto vedere quello che facevano altri, non per colpevolizzarli, ma per far vedere che erano cose ammesse: tutti telefonavano ai designatori. Quello che facevo io lo facevano in molti, ma con me hanno preso dei provvedimenti di un certo tipo, nei confronti di altri no».
Le tecniche di comunicazione sanno di contare sulla cieca incoscienza della popolarità per cui in realtà al nostro glorioso mistificatore satirico e alla sua straordinaria incapacità di autocriticarsi poco importa che abbia fatto una figura di merda. E’ consapevole che, tanto la gente beve comunque e il suo servizio comunque è andato in onda. E’ incredibile l’arroganza con la quale, individui simili approfittando del ruolo di primo piano rivestito in trasmissioni importanti, in barba ai diritti dell’utenza continuino a disseminare e ad avallare stronzate intermegagalattiche senza il minimo timore di essere contraddetti. Questa storia, ci insegna che Farsopoli ha fatto fermare sulla sponda di un fiume tanta gente, ma che per i cultori e i santoni della mistificazione, evidentemente ancora non rappresentano numericamente ed economicamente un reale pericolo tale da farli rinsavire o limitarne, almeno parzialmente, la servile faziosità. Chi buttare giù dalla torre? Il giornalista che gioca a fare il deficiente o colui che invece preferisce interpretare il ruolo del disinformatore incallito ritagliatogli non già dallo stigma modulato dai meccanismi abbastanza ben oliati della comunicazione di massa quanto dalla volontà dei potenti. Si può pur comprendere quanto sia difficile rinunciare al proprio stile di vita, così come difficilmente si rinuncia alla propria coerenza, alle proprie convinzioni, al proprio carisma e alla propria onestà intellettuale che, in quest’epoca iperradiattiva, non è certo grano che germoglia in ogni campo, ma un grande giornalista del passato, forse preconizzando l’avvento delle modalità staffelliane e temendo per la sua stessa categoria, per rifugiarsi il più lontano possibile dagli emeriti deficienti del suo tempo e dal disgusto che gli procuravano amava esercitare il proprio disappunto affermando che “solo gli stupidi e le mummie non ondeggiano mai”. Se il nostro valente “artista” (una zappa no?!?), a causa di un inconscio richiamo iconografico sponsorizzato dalla stagione forcaiola della vergognosa era rossiana, è ancora fermo alla favola di Paparesta rinchiuso nei “cessi”, allora, noi popolo del web che disponiamo dell’uso tridimensionale dell’informazioni ivi transitanti, dobbiamo seriamente preoccuparci e interrogarci sia sul ruolo che sulla validità etica dei prodotti mediatici somministratici sinora. Poiché la manipolazione dell’informazione sui giornali e sui canali mediatici tradizionali sembra essere la regola e non l’eccezione, e poiché fortunatamente continua ad allontanare da giornali e tv sempre più fruitori del web che contano su dati confrontabili a 360° è nostro compito rinunciare definitivamente al confronto con un sistema di informazione malato se non proprio corrotto, boicottandoli in ogni ambito e in ogni angolo del web. Personalmente dal 2006 non spendo più un solo centesimo di euro per chi contribuisce pesantemente al mantenimento di un sistema di potere che comunque dimostra di andare per la sua strada anche grazie al solo contributo di una magistratura incerta e lumaca. Su facebook accanto alla foto del profilo Valerio Staffelli troneggia la definizione che qualcuno gli ha dato: artista. Artista ?!? Mah…se è un artista allora non abbiamo nulla da rimproverargli, perché l’artista o il satiro gode del beneficio dell’infondatezza o della scarsa credibilità, ma se invece approfitta del ruolo per somministrare e capitalizzare “puttanate” pro domo sua, allora, se non è ipocrita, chi manipola le "strisce"?
REVISIONIAMO FARSOPOLI - Di "GABBIANONE"
wow che linguaggio forbito, complimenti! condivido ovviamente a pieno il contenuto dell'articolo.
RispondiEliminaConcordo pienamente
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